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Era una classica giornata di novembre e come ogni mattina mi recai in università per seguire i corsi. Facendo una facoltà prevalentemente femminile, i miei ormoni erano facilmente eccitabili. Arrivato davanti alla porta dell’aula, come di consueto aspettai che la lezione precedente terminasse. Fuori dall’aula si stava già radunando un po’ di gente. D’un tratto mi sentii chiamare. Mi girai e vidi una mia collega universitaria con cui avevo un buon feeling. Appena la vidi notai subito un dettaglio dei sui outfit: indossava un paio di jeans strappati sulle gambe. Mentre discutevamo del più e del meno, la porta dell’aula si aprì e gli studenti della lezione precedente incominciarono ad uscire. Nel solito marasma che si creava in queste circostanze, io e la mia collega ci infilammo subito dentro l’aula per prendere due posti utili. Trovati, ci accomodammo e ci sistemammo per la lezione da seguire. Mentre accendeva il suo portatile, mi disse:
-Brr, che freddo oggi!
-Ci credo, hai anche dei jeans strappati- risposi io indicando le strappature dei suoi jeans.
-Sì, ma sotto ho le calze!- e si alzò la piega del jeans fin sopra la caviglia mostrandomi le sue calze.
Osservai meglio e potei notare la lucentezza di quei collant color carne sotto i jeans.
Sorpreso e già in preda ad una forte erezione, non le credetti e volli constare di persona sei lei mi stesse mentendo oppure no. Allungai la mano su una strappatura del jeans all’altezza del ginocchio e iniziai ad accarezzarle quella parte della gamba. Il mio membro fece festa quando effettivamente mi accorsi che indossava delle morbidissime calze color carne sotto i jeans. Lei sorrise e mi disse:
-Visto?-
-Sono morbidissime!- esclamai io.
-Si! Sono calze che uso spesso e che ho trovato molto comode!-
-In genere non lo sono?-
-Sotto i jeans tendono a dare prurito a volte-
La conversazione si interruppe per l’arrivo del professore in aula che come suo solito cominciò subito a spiegare.
Provai a seguire la lezione, ma senza riuscirci: la mia mente era troppo presa da quelle calze e il mio membro era ormai turgido. Dovevo cercare di non farlo vedere, anche per evitare figure imbarazzanti con lei dato che intorno a noi non c’erano molte altre persone. Il mio membro però premeva e bramava il contatto fisico. Faceva male. Chiedeva comprensione. Mi arresi e provai a consolarlo.
Allungai di nuovo la mano verso quello strappo dei jeans e toccai di nuovo quel morbido tessuto di nylon. Forse feci una faccia inebetita perché la mia collega rise. Presi quel riso come un invito a continuare. Le mie dita si spingevano sempre più in profondità in quello strappo. Il nylon delle calze soddisfava la mia brama di sfogo. Il mio membro pulsava. Sfregavo, strofinavo, grattavo senza ritegno quel morbido tessuto. La mia collega continuava a sorridere: aveva smesso da un pezzo di seguire la lezione e ora stava perdendo tempo sui social.
-Di che marca sono per essere così morbidi?- le sussurrai.
-Pompea, 20 denari- ammiccò lei.
Strofinai più forte. L’eccitazione cresceva. Sentivo un forte calore in mezzo alle gambe. C’ero quasi. Ormai conoscevo quella parte del corpo velata da nylon a memoria. Le trame erano sempre quelle, ma ad ogni tocco sembravano più morbide e setose. Le iniziai a tirare. La mia collega sorridendo disse: -Attento che così si rompono!-
Con due dita ne presi un lembo e le dissi: -Ma tanto non strappa, non stringe e non stressa!-
Appena finito di pronunciare quelle parole, esplosi. Lo sperma uscì caldo da un membro che vibrava forte. Subito sentii bagnarsi le mutande prima e i jeans poi. Un senso di goduria mi pervase da capo a piedi. Mi sentii appagato. Svuotato totalmente e alleggerito di un peso enorme.
Senza rendermene conto, la lezione era terminata. La mia collega stava mettendo a posto il suo portatile. Si mise il giubbotto e prima di andarsene mi guardò dritto negli occhi. Io, ancora inebetito dalla goduria appena provata, pensai di essere stato scoperto. Invece, lei prese un lembo delle calze, lo tirò e mi disse: -Divertito?-
Con un sorriso sulla faccia, lasciò l’aula. La guardai perdersi nel marasma generale. Mi affrettai, quindi, a raccogliere le mie cose e a lasciare anche io i banchi dell’aula che già si stavano riempendo di studenti per la lezione successiva.