Anna e Marco

Marco era ancora stregato dalla serata di tre giorni prima passata a casa di Anna: il cazzo gli diventava duro solo a pensarci; era indeciso se telefonarle per vederla: poiché era stato tutto così rapido, aveva paura che lei gli rispondesse male o lo prendesse in giro. Poi prese il coraggio a due mani e compose il suo numero di telefono: “Ciao sono Marco… Come…”

“Beh meno male che ti fai sentire, avevo una paura folle di non sentirti più!”

Marco non credeva alle proprie orecchie: “Beh se vuoi ci possiamo vedere… anche oggi!”

“Va bene, facciamo allora tra due ore davanti a quel negozio dove ci siamo incontrati l’altro giorno… Avresti ancora voglia di giocare?”

“G… Giocare? Sì, sì… Naturalmente… E che cosa…”

“Beh, ad esempio come vuoi che mi vesta?”

Inghiottì la saliva e farfugliò “Ve… Vestire? Beh, non so… Lo sai che a me piacciono i collant… lucidi… o neri… magari senza mutandine…”

“Lo immaginavo… Ok, il resto faccio io. Tu, magari, mettiti un paio di pantaloni comodi, un po’ larghi!”

“Pantaloni larghi! Ma perché…?”

“Uffa, quante domande! Vuoi giocare con me o no?”

“Sì, sì va bene… Ci vediamo tra due ore. Ciao!”

Un po’ perplesso Marco rimuginava sulla telefonata “Un paio di pantaloni comodi…” Mah! La perplessità lasciò comunque ben presto posto all’eccitazione: il pensiero di Anna, delle sue gambe, della sua biancheria e dei suoi collant gli fece dimenticare tutti i dubbi; tornò a casa fece un po’ di ordine…mise un paio di comodi jeans e col cuore che batteva all’impazzata si diresse al famoso negozio di biancheria intima dove aveva incontrato Anna qualche giorno prima.

Notò subito che rispetto alla volta precedente la vetrina era stata cambiata: c’erano dei body neri di pizzo, altri sul marrone, lucidi, dei modelli diversi di collant (neri, con la cucitura posteriore)… Quello che non notò fu la presenza di Anna alle sue spalle, che lo guardava sorridendo e scuotendo la testa.

Aveva un cappotto lungo, i capelli sciolti sulle spalle ed un paio di guanti in pelle.

“C… Ciao!” esordì Marco “Sei bellissima!”

“Ma che bellissima! Non esagerare! Vieni e dammi un bacio!”

Così dicendo lei lo abbracciò e gli guidò le mani sotto il cappotto che nel frattempo aveva sbottonato, mostrando una minigonna in stretch e le gambe fasciate da un paio di neri collant.

Lo baciò, poi si avvicinò al suo orecchio dicendogli: “Perché non controlli se ho messo le mutandine?”

Marco era già nel pallone. “Ma come… Io…”

“Il mio cappotto è lungo e ti nasconderà mentre, stringendomi, mi tirerai su la gonna e mettendomi una mano tra le gambe controllerai se ci sono o non ci sono: semplice!”

Marco tremava tutto, lentamente tirò su la gonna di Anna e riuscì a metterle la mano tra le cosce: ovviamente non c’era traccia di mutande, ma soprattutto scoprì che il tessuto era fradicio: era tutta bagnata! Lei sospirò e con voce roca disse: “Allora? Tutto OK? Adesso tira via la mano, altrimenti vengo qui in mezzo alla strada! E rimettimi un po’ a posto la gonna.”

Lui trafficò un po’ con stoffe ed elastici e poi si staccò da lei. “Bene bene… Ora vieni con me” e così dicendo si liberò dalle sue mani ed entrò nel negozio.

Dopo essere entrata Anna salutò la proprietaria, che evidentemente conosceva, e le disse: “Vorrei dei collant lucidi, neri o marrone scuro…” e rivolta a Marco “Tu cosa ne dici?”

“Me… Meglio se neri, ma anche marrone vanno bene!”

La signora dietro il banco sorrise, cercò in un cassetto e porse ad Anna due buste: “Senti, provali e poi dimmi quali vuoi prendere… Il camerino è la dietro”. Anna prese le buste e trascinò Marco verso il camerino.

“Ok!” disse Marco “Ti aspetto qui fuori”

“No, no, tu vieni dentro con me! Il camerino è abbastanza grande: voglio che tu mi guardi… ma senza toccare!”

Entrò nel camerino e rapidamente si tolse il cappotto ed i guanti; Marco era in piedi lì vicino, un po’ imbarazzato…

“Dai, intanto aprimi una di queste!” gli disse porgendogli una delle buste dei collant.

Lei nel frattempo, sotto l’occhio incredulo di Marco, si tirò su la gonna e si tolse i collant neri che indossava, li stirò per bene e disse: “Ecco, adesso togliti i jeans e le mutande e mettiti questi!”.

“Eh? Ma io… No, no, non qui, adesso…”

“Si, adesso! Se vuoi giocare con me devi metterti questi! Sopra ti metterai i tuoi jeans e nessuno lo saprà! Per la padrona del negozio non ti preoccupare… E’ un’amica mia!”

Marco esitava: era allo stesso tempo imbarazzato ed eccitato; Anna lo incitò: “Forza, sbrigati! Ti aiuto io.”

Si tolse calzini e scarpe, tolse i jeans… Sotto i boxer troneggiava il suo uccello ben teso.

“Ah ah!” esclamò Anna “Allora va tutto bene!! Dai, via anche i boxer!”

Tolti i boxer, Anna prese i suoi collant e con occhio malizioso glieli passò sul viso, strofinandoglieli sul naso e sulla bocca: “Annusa… E’ tutta roba mia!”

Il suo uccello era durissimo: cercò con le mani il suo corpo, le sue gambe… Passò una mano sulla sua figa che era ancora tutta bagnata.

Lei annuì: “Si, piace anche a me giocare in questa maniera, ma adesso sbrigati che abbiamo altro da fare!”

Lo aiutò ad infilarsi i collant continuando ad accarezzarlo tra le gambe, sul sedere… Glieli tirò su per bene ed infine si staccò ad lui, soddisfatta della sua opera: “Abbiamo proprio la stessa taglia! Ora mettiti i jeans ed il resto… I tuoi boxer li tengo io!”.

Ma per Marco lo spettacolo non era finito: mentre lui si rivestiva, Anna si mise i collant neri, lucidi (senza ovviamente mettere mutandine) continuando ad accarezzarsi ed a lisciarsi il tessuto lungo le cosce e sul sedere; guardò Marco, sfregò le cosce tra di loro producendo il caratteristico rumore del nailon e rimise infine la gonna sistemandosi per uscire dal camerino.

La proprietaria del negozio da lontano chiese: “Allora ti piacciono di più neri o marroni?”

Anna sorrise a Marco strizzando l’occhiolino, accarezzandosi la parte posteriore della coscia e dicendo a bassa voce: “Mi sembra che questi neri vadano bene… eh?”

“No… no… non bene… benissimo!!” balbettò Marco seguendo le sue mani con lo sguardo.

“Vanno bene tutt’e due” gridò Anna “Ora ho finito!”

Marco nel frattempo si rese conto con sorpresa che i jeans che si stava rimettendo, sfregavano contro le calze che indossava ottenendo un piacevolissimo effetto che contribuì ad aumentare l’eccitazione.

Anna lo sapeva ed aiutandolo a chiudere i pantaloni gli accarezzò l’uccello chiedendogli: “Cosa provi? Niente male, eh! Pensa che noi donne possiamo provare queste sensazioni tutti i giorni! E io non mi sono ancora abituata! Andiamo adesso.”

Prese i boxer e li mise nella sua borsetta, prese il secondo paio di collant ancora incartato ed uscì dal camerino; Marco si guardò nello specchio del camerino: era semplicemente sconvolto e l’uccello duro premeva contro il collant che premeva a sua volta contro la patta dei jeans: dovette spostarlo perché lo sfregamento non lo eccitasse ad ogni passo. Si rimise il giaccone e scuotendo la testa pensando alla situazione raggiunse il bancone del negozio dove le due signore stavano parlando fitto fitto.

Si salutarono quindi sorridendo e, mentre uscivano dal negozio, la proprietaria strizzò l’occhio a Marco in modo complice dicendogli: “Venga pure da me se avrà bisogno di biancheria in futuro: tengo anche biancheria maschile…”.

Marco uscì ancora più imbarazzato ed Anna prendendolo a braccetto gli chiese: “Cosa ti ha detto, che io non ho sentito?”

“Ma, niente… Mi ha salutato e mi ha detto che tiene anche biancheria maschile, come se sapesse che…”

“Eh sì, Giorgia la conosco da tempo, vengo quasi sempre qui a comprare la mia biancheria e le ho dovuto raccontare qualcosa… Ma, ripeto, non preoccuparti… sa tenere i segreti! Ora facciamo due passi: voglio che tu faccia tesoro delle sensazioni che provi con i tuoi collant!”

Toccò ora a lei diventare rossa in viso confessandogli: “Sai… eccita anche me sapere che sotto i jeans porti le calze senza mutande…”

Pur essendo passata la fase iniziale di eccitazione pura, Marco continuava ad apprezzare il contatto delle sue parti intime col nailon e già faceva castelli in aria sulla prosecuzione della giornata; gli tornò in mente che anche Anna era senza mutande…e l’uccello tornò a prendere quota. Arrivarono alla macchina di lei che disse: “Non mi interessa che cos’hai da fare adesso: si va a casa mia diretti!”

Marco non osò replicare, anche perché non ne aveva la minima intenzione. Entrati in macchina Marco, un pò su di giri, non riuscì a trattenersi dal toccare le gambe di Anna e lei gli disse con un sorriso: “Adesso basta, stai fermo che devo guidare!”

Ma lui continuò a tastarle le cosce: “Fermo ho detto… altrimenti ti dovrò legare le mani!”

“Ma dai… esagerata! Quante storie per una toccatina!”

Con uno sguardo malizioso lei ribattè: “Ah si? Vedrai più tardi… Intanto facciamo così: guida tu la macchina, così terrai le mani a posto!”

Marco scese dalla macchina scuotendo la testa, montò al posto di guida e partirono; al primo semaforo Marco allungò la mano verso la gamba di lei che lo fulminò con un: “Giù le mani!”. Ma, appena ripartiti, fu Anna ad allungare la mano sulla patta dei jeans di Marco: “Tu pensa a guidare che intanto lo mantengo caldo!”

Marco sorrise poi disse: “Si, ok!, ma adesso basta non riesco a concentrarmi.”

“Eh no… Adesso dico io cosa si fa, andiamo a casa mia intanto, poi vedremo”.

Arrivarono finalmente a casa di Anna e per Marco l’eccitazione tornò a salire: mentre erano in ascensore Marco cercò di metterle le mani sotto il cappotto, di toccarla: lei lo lasciò fare per qualche istante (per aumentare la sua eccitazione) poi gli prese gentilmente le mani e se le tolse di dosso: “Adesso basta…..”

Entrarono in casa e si tolsero i cappotti guardandosi negli occhi: per tutt’e due la tensione era palpabile.

Marco sprofondando nel divano disse: “Sediamoci un momento… hai qualcosa da bere? Del Porto.. Un Martini…”

“Sì, adesso lo prendo”

Tornò con due bicchieri e si sedette su una sedia di fronte a lui, gliene diede uno ed aprì leggermente le gambe con malizia: gli occhi di Marco si trovavano esattamente all’altezza della sua figa e lui non potè non apprezzare lo spettacolo: il tassello trasparente di cotone aderiva perfettamente mostrando i peli e le grandi labbra e la cucitura scura che bordava il tassello contornava il quadretto.

Quasi balbettando, timidamente Marco disse: “Ascolta… Va tutto benissimo, oggi siamo qua, io con un tuo paio di collant addosso, tu che mi fai girare la testa in ogni momento mostrandomi la tua biancheria e coinvolgendomi in situazioni pazzesche… e la cosa mi affascina, mi intriga… Ma la prossima volta vorrei proporre io qualcosa, vorrei essere io a guidare il gioco.”

Anna non credeva alle proprie orecchie: “Marco sei fantastico! Piace anche a me convolgerti in queste situazioni che, tra l’altro, mi invento sul momento e che sperimento per la prima volta, anche se ci ho pensato per un sacco di tempo. Però sarei veramente contenta se fossi tu a guidarmi qualche volta… Mi leggi quasi nel pensiero… E la cosa mi coinvolge profondamente… Baciami, presto!”

Cominciarono a baciarsi e a toccarsi, poi Anna disse: “Ok, la prossima volta proponi tu qualcosa da fare, ma mi sembra che oggi toccasse ancora a me…”

“Certo… Cosa posso fare per te?”

“Intanto spogliati… Togli le scarpe, i calzini, la maglia e i jeans: le calze naturalmente le terrai!”

Marco cominciò a spogliarsi sotto il suo occhio attento: “Ecco adesso le tiriamo su bene: non voglio che ci siano pieghe sulla gamba ed il cavallo deve aderire perfettamente: la sensazione sarà migliore!”.

Anna infilò le mani nel collant indossato da Marco e tirò con decisione e mano esperta verso l’alto, spianando appunto un paio di pieghe e schiacciando leggermente i testicoli: l’elastico del collant arrivò così ben sopra l’ombelico mentre il tessuto fasciava strettamente il corpo di Marco evidenziando la notevole erezione.

“Adesso aiutami a spogliarmi: toglimi le scarpe… la maglia… ma senza toccarmi le tette!”

Marco obbedì senza parole; dalla maglia i spuntavano le punte dei capezzoli eretti: i seni erano tenuti verso l’alto e leggermente compressi dal reggiseno, come aveva notato prima, i capezzoli erano eretti ed il respiro di Anna si era fatto affannoso.

“Ok, adesso la gonna… Accarezzami le gambe e tirami su il collant come ho fatto con te!”

Marco abbassò la gonna, partendo dal basso le accarezzò le gambe fino al cavallo: il tassello era bagnato e lui sentì forte l’odore di lei. Afferrò le calze come aveva fatto lei e tirò verso l’alto: anche il suo elastico salì fino a ben sopra l’ombelico e il cavallo aderì alle grandi labbra evidenziando il taglio.

“Sei fantastica… Mi fai impazzire dalla voglia di toccarti…”

“Bene… Mi fa piacere… Ma adesso vieni qui siediti su questa sedia ed aspetta un momento: torno subito.”

Marco si sedette e dovette sistemarsi l’uccello compresso dal collant: Anna tornò subito con un sacchetto in mano e glielo aprì davanti agli occhi mostrandogliene il contenuto.

“Un sacchetto del genere ce l’ha ogni donna: contiene infatti calze e collant vecchi, rovinati, con buchi o smagliature… Noi potremmo utilizzarne qualcuno per i nostri giochetti… Cosa ne dici?”

“Per esempio?”

“Beh…” prendendo dal sacchetto due calze nere “Ad esempio queste due le posso usare per legarti le mani alla sedia… te lo avevo promesso! Metti le mani dietro lo schienale!”

Marco in realtà un po’ se lo aspettava ed un po’ se lo augurava: con le mani afferrò le due gambe posteriori ed Anna con le due calze gli legò strettamente ciascun polso ad una gamba della sedia.

Lei continuò a frugare nel sacchetto: “Con altre due posso legarti i piedi… e con le ultime due posso fissare le tue ginocchia in maniera che stiano belle larghe.”

Marco era immobilizzato per bene: oltre alle mani, i piedi erano legati contro le gambe anteriori della sedia, mentre le ginocchia erano fissate contro l’estremità superiore delle gambe della sedia, in maniera che i suoi genitali fossero ben esposti.

Anna sorrise compiaciuta; si avvicinò carezzandogli la parte interna delle cosce: “Come va? Mi sembra bene, a giudicare dal movimento lì davanti! Comunque, poiché il nostro rimane sempre un gioco, appena vuoi che ti liberi fammelo capire…”

Marco annuì eccitatissimo: non fece molto caso alle parole che contenevano in realtà un sottile significato, ma la vista di Anna, le sue mani esperte che lo accarezzavano, le sue invece imprigionate senza possibilità di movimento alcuno…

Anna si avvicinò a lui accarezzandosi e mostrandogli le tette: voleva che lui le leccasse, ma appena appena… delicatamente… gliele premette infine contro la faccia, poi si tirò indietro con un mezzo rantolo strizzandosi i capezzoli… Che spettacolo per Marco! Quasi saltava sulla sedia per raggiungere le tette ed il corpo di Anna.

Anna si tirò indietro e con sorpresa di Marco riprese in mano il sacchetto, estrasse un paio di collant color carne, li stirò per bene e li passò sul viso di Marco che ne avvertì il caratteristico odore: “Con questi vuoi be… bendarmi a… adesso?”

“Magari dopo… Adesso pensavo a qualcos’altro: le mani non le puoi usare, il tuo uccello è alla mia mercè… L’unica cosa che ti è rimasta per toccarmi attivamente è la bocca…”

“Vuoi imbavagliarmi! Ma io come faccio ad avvertirti eventualmente che vorrei essere liberato?”

“Come ti dicevo prima… In qualche maniera ce la puoi fare! Ma se proprio non vuoi… Mi sembra comunque che l’indice di gradimento che ti trovi tra le gambe non sia particolarmente preoccupato… Dai dai, poche storie!”

“Mah… è che già essere qui legato come un salame è una nuova esperienza… un bavaglio non so proprio se…”

“Anche per me sono esperienze nuove: di certo non ho mai legato e imbavagliato nessuno. E’ veramente eccitante anche per me… Ho sognato molte volte di poterlo fare… Nei film si vede così spesso qualcuno legato e imbavagliato… Poi mi dici cosa si prova!”

Marco osservò affascinato Anna che faceva dei nodi alla mutanda del collant che aveva in mano: “Così ti riempio meglio la bocca… dammi un ultimo bacio che poi chiudiamo le trasmissioni per un po’!”

Lo baciò con la lingua in bocca, gli accarezzò il viso col collant, gli fece aprire la bocca e gli infilò dentro la palla che aveva fatto con la mutanda; con le gambe del collant fece un primo giro dietro al testa, ripassò sul davanti per fare in modo che il tutto non uscisse ed infine, tirando per bene, fece un bel nodo sulla nuca di Marco.

Lui cercò di mugolare qualcosa strabuzzando gli occhi; Anna si mise una mano dentro le calze per accarezzarsi: era troppo eccitata; il viso di Marco era un po’ deformato dal collant che stringeva dietro alla nuca, ma anche lui sembrava gradire il trattamento visto che il suo uccello mostrava di non mollare un momento.

Anna prese a strusciarsi contro Marco: gli sbattè le tette in faccia, si mise davanti a lui masturbandosi con foia poi, con la gamba inguainata dal collant, gli solleticò il torace scendendo fino all’inguine.

Marco spingeva, mugolava… Era tutto sudato, non ce la faceva più dal desiderio.

Anna corse in camera e tornò con uno specchio: “Dai, guardati… ti assicuro che sei uno spettacolo!”

Marco si guardò allo specchio e vide la sua faccia fasciata dal collant stretto sulla sua bocca; scendendo con lo sguardo vide le sue gambe legate alla sedia ed il suo uccello stretto nel collant: si sentì un po’ ridicolo e pensò che Anna l’avrebbe pagata con la stessa moneta, prima o poi. Intanto, però, non gli interessava granchè, continuava ad essere così infoiato! Visto che non poteva dirlo (e glielo avrebbe detto volentieri, se avesse solo potuto) pensò che Anna in fondo era una troia: ci godeva da matti ad averlo ridotto così e non accennava a smettere, ma in fondo anche lui stava godendo come non mai e allora… avanti! Anna fece sparire lo specchio e riprese il famoso sacchetto dicendo: “Ultimo giro!”; pescò un altro paio di collant e disse: “Ora ti benderò… L’altra volta ti è piaciuto molto… vediamo oggi cosa succede se lo aggiungiamo al resto”

Marco non era in grado di reagire, chiuse gli occhi un attimo prima che lei gli passasse sopra l’ennesimo collant e rimase in attesa: ora era assolutamente impotente.

La sentì ridere dietro di lui, girò la testa, mugolò qualcosa… Anna da dietro gli passò le mani sulle orecchie poi scese giù, sul petto: gli bagnò i capezzoli con le dita inumidite di saliva e cominciò a stimolarli. Marco non se lo aspettava: i capezzoli si indurirono ed il cazzo di conseguenza. La stimolazione continuò: le mani di Anna scesero sullo stomaco e sui fianchi pizzicandoli leggermente.

Finalmente gli massaggiò vigorosamente l’uccello: Marco non ce la faceva più e da dietro il suo bavaglio urlava perché lo lei lasciasse venire… Anche Anna era al limite: pizzicò un’ultima volta i capezzoli di Marco, ruppe con forza sia il collant che indossava che quello di Marco, liberandogli così l’uccello; si sedette a cavalcioni su di lui, infilandosi l’uccello nella figa fradicia: mentre così lo cavalcava gli tolse la benda e, con un po’ di difficoltà, il bavaglio.

Proprio in quell’istante Marco venne dentro di lei urlando di piacere… Lei si dimenò ancora un po’ e finalmente esplose in un grido liberatore. Dopo qualche istante di abbandono Anna si alzò e cominciò a liberare Marco che giaceva quasi imbambolato sulla sedia, con gli occhi socchiusi e la bocca semiaperta.

Gli slegò i piedi e le ginocchia e per ultimo le mani. Marco cercò di alzarsi massaggiandosi i polsi, ma cadde a terra con i muscoli intorpiditi: Anna lo aiutò a coricarsi sul divano e lì giacquero uno vicino all’altra.

“Beh…” disse Marco con voce roca “questa volta è andata ancora meglio..qualche minuto ancora e probabilmente mi avrebbero dovuto ricoverare!”

“Esagerato! Ma ti è piaciuto o no?”

Lui si girò la guardò negli occhi: “E’ stato fantastico, non bello…e la prossima volta ci divertiremo ancor di più!”

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